La chiesa dei Santi Pietro, Paolo e Antonio Abate per secoli è stata la parte spirituale di un ospedale, cioè di un luogo di ricovero impiegato soprattutto dai viandanti impegnati nel difficile guado del Tagliamento. Secondo una leggenda la fondazione dell’«hospitale» di Valvasone risalirebbe al X secolo, ma in realtà le prime notizie certe risalgono al 1355 e da queste apprendiamo che era retto da una fraterna, molto probabilmente quella dei Battuti, la stessa che reggeva la vicina chiesa di Santa Maria e Giovanni.
Nel 1461 l’attività assistenziale della fraterna fu rifondata con la nuova intitolazione ai Santi Apostoli Pietro e Paolo e ai santi Antonio abate e Cristoforo. Il ricovero venne spostato nei locali a fianco e il vano sul quale insisteva divenne la sede della chiesa di San Pietro che oggi conosciamo, e che fu consacrata nel 1497.
Nel 1806, a seguito di un editto napoleonico, la fraterna fu sciolta, ma il ricovero continò a funzionare fino alla fine del XIX secolo, quando, la piccola chiesa diviene un luogo di culto destinato unicamente alla spiritualità.
L’attuale struttura architettonica dell’oratorio è molto simile a quella quattrocentesca per quanto riguarda la planimetria, a navata unica e coro quadrangolare, mentre l’altezza risente di una sopraelevazione dei muri della navata e del presbiterio, effettuata nel 1739.
All’interno, la decorazione si è in gran parte conservata, mostrando quanto realizzato nel 1500 circa da Pietro da Vicenza, pittore di origine berica ma assai attivo nella Destra Tagliamento. Sulla parete sinistra l’artista ha realizzato un’edicola, il cui spazio è scandito da cinque volte a cassettoni, ponendovi al centro la Santissima Trinità (alla sua base si può leggere la firma del pittore, che si sigla PVP,), affiancata, alla sinistra dai santi Bartolomeo e Biagio, Giovanni Battista e Lucia, mentre a destra da Apollonia e Caterina, Antonio abate e Gottardo, ognuna contraddistinta dai tradizionali attributi iconografici.
A questa prima edicola, sempre lungo la parete sinistra, ne era affiancata un’altra, di cui però ci restano solo due scomparti, superstiti dalla costruzione settecentesca di un altare, nei quali sono inquadrati San Cristoforo, realisticamente immerso nell’acqua (evidentemente invocato per la protezione di coloro che attraversavano il guado sul Tagliamento) e San Girolamo, il quale sorregge una piccola chiesa che riporta lo stemma dei Valvason.
Lungo le pareti vi sono due altari, realizzati nel Settecento: in quello a sinistra – che interrompe l’affresco – sono collocate due statue lignee policrome della fine del Quattrocento, raffiguranti San Paolo e Sant’Antonio abate, parti superstiti di più ampio polittico; a destra quello dedicato alla Visitazione della Vergine a sant’Elisabetta, che ospita un anonimo dipinto seicentesco, in cui nella parte superiore si osserva la Visitazione (con il piccolo raffinato inserto di una scultura che raffigura Mosè), al centro San Giovanni Evangelista che regge sulle ginocchia la città di Valvasone (rara e interessante raffigurazione in cui si riconoscono il castello e gli edifici religiosi), in basso San Nicola da Tolentino che intercede per le anime purganti.
Sull’altare maggiore è posto un dipinto ottocentesco (inserito in una cornice lignea intagliata e dorata nel 1642) che raffigura, nella parte superiore la Madonna con il Bambino tra i santi Giuseppe, Agnese, Valentino e Antonio di Padova e in quella inferiore i Santi Pietro, Paolo, Antonio abate e Andrea.
Come il duomo, anche la chiesa di San Pietro è provvista di una voce musicale: un raro organo positivo (cioè un piccolo strumento portatile) del Seicento, collocato nel XVIII secolo in una cantoria appositamente realizzata, dove è inquadrato da un affresco con due putti che sorreggono un ampio tendaggio, enfatica cornice che sembra stridere con l’elegante semplicità del piccolo ambiente.
[fonte testi: borgoanticodivalvasone.it]